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MARIA SS. INCALDANA - PATRONA DELLA CITTA' DI MONDRAGONE
Per questo non si conosce né il periodo
in cui venne creato né da chi fu dipinto. Venne probabilmente realizzato da
qualche devoto monaco nel XIV secolo che in quel tempo stavano
colonizzando i monti locali.
Infatti, probabilmente sin dalle
origini, il dipinto venne custodito all'interno della cosiddetta chiesetta
del Belvedere, un piccolo edificio di culto costruito intorno al XIII secolo e
situato alle falde di un rilievo montuoso. In questo periodo, l'icona sacra
divenne nota sotto il nome di "Madonna del Belvedere".
Questi luoghi situati lungo le coste
marine, così come lo era quella che poi divenne Mondragone, erano a quel
tempo facile preda delle barbare scorribande e devastazioni dei Turchi
Ottomani. È per questo che nell'antico Regno di Napoli venne costituito
un sistema difensivo di Torri costiere, proprio per arginare e contrastare
queste incursioni.
Secondo la tradizione, durante uno di
questi attacchi, gli invasori avrebbero appiccato un incendio in quell'antico
santuario retto sin dal XVI secolo dai Padri Carmelitani.
Nell'incendio venne arsa alle fondamenta quasi totalmente l'antica chiesetta,
ma a salvarsi illeso, inaspettatamente e "miracolosamente", fu
proprio quel dipinto raffigurante la Madonna. L'icona fu ritrovata qualche
tempo dopo l'incendio da una pastorella, la quale si era trovata a pascolare le
sue pecore lì vicino. Fu probabilmente da questo evento che l'icona prese
anche il nome di "La Prodigiosa".
Nel 1624, tuttavia, sotto la
costante minaccia di attacchi e la posizione rurale in cui si trovava la
chiesetta, spinsero i rettori ad abbandonarla e spostarsi nei centri abitati.
Così, sempre secondo la tradizione, dopo l'abbandono dell'edificio di culto, si
narra che l'icona fosse divenuta oggetto di una contesa tra i paesi limitrofi
alla chiesetta e che ne rivendicavano il possesso. Scoppiata la lite tra le
popolazioni, alla fine si decise di risolverla collocando il quadro su un carro
trainato da una coppia di buoi e di affidarsi alla sorte, lasciando
liberi i bovini senza guida alcuna e di far scegliere loro il luogo dove
collocare il sacro dipinto. Liberati gli animali, questi imboccarono la strada
per Mondragone e vi si diressero. Lungo la strada si fermarono nella zona dell'Incaldana,
dalla quale prese il nome l'icona: infatti, questi luoghi sono ricchi di
sorgenti d'acqua sulfurea e per questo soprannominato Incaldana (in
caldana). In questa zona, all'incrocio della strada che attualmente porta
alla cava di pietra, i buoi si accasciarono e morirono.
A seguito di questo evento, la
popolazione locale dovette pensare che si trattasse di un segnale con il quale
la Madonna stessa avesse voluto indicare il luogo dove avrebbe preferito
dimorare.
L'icona, quindi, giunta a Mondragone,
venne collocata all'interno della Chiesa Madre e collegiata di San Giovanni
Battista, un importante edificio di culto costruito dalla famiglia Carafa nel XVI
secolo. Quest'ultimo, proprio per questa illustre presenza, diverrà noto
come Santuario di Maria Santissima Incaldana. Ancora oggi l'icona è
custodita in questo luogo.
Per tradizione, si dice che i due buoi,
che per l'appunto eseguirono il trasporto dell'icona dalla Chiesetta del
Belvedere a Mondragone, vennero sepolti proprio sotto il sagrato del
Santuario dell'Incaldana.
Inoltre, nel luogo in cui si fermarono
gli animali, venne fatta erigere una cappella, tutt'oggi esistente. Mentre
nel posto preciso dove si fermò la processione che raccolse il dipinto e sulla
pietra dove venne appoggiato quest'ultimo, fu posta a ricordo una croce di ferro che
vi rimase visibile fino a poco prima della Seconda Guerra Mondiale.
(Wikipedia)